PATOLOGI ARTERIOSA ANEURISMATICA DEGLI ARTI INFERIORI

PATOLOGI ARTERIOSA ANEURISMATICA DEGLI ARTI INFERIORI

Trattamento chirurgico

La patologia aneurismatica degli arti inferiori è sicuramente meno frequente di quella che coinvolge l’aorta addominale; la sede più frequente di sviluppo di aneurismi arteriosi riguarda l’arteria poplitea, seguita dalla femorale comune. Spesso si tratta di una patologia che si manifesta con quadri periferici spesso drammatici per la vitalità dell’arto inferiore coinvolto (in questa sede, a differenza del distretto addominale sotto-renale, risultano di gran lunga più frequenti le complicanze di tipo ischemico da meccanismo trombo-embolico rispetto a quelle di tipo emorragico legate alla rottura dell’aneurisma).
Alla diagnosi di tali aneurismi, quando ancora asintomatici, si arriva anzitutto grazie al sospetto dato dall’esame obittivo (iperpulsatilità poplitea spesso monolaterale), associato ad esami strumentali non invasivi (eco-color Doppler, che in questo caso svolge un ruolo fondamentale) e solo successivamente da esami di secondo livello (agio-TC degli arti inferiori).
Il trattamento, soprattutto a livello dell’arteria poplitea, può essere sia di tipo chirurgico che di tipo endovascolare e l’indicazione viene data dal chirurgo sulla base di criteri anatomici e clinici specifici.
E’ comunque sempre utile sospettare una patologia pluri-aneurismatica in un paziente con riscontro casuale di un aneurisma arterioso non noto (sempre bene indagare il distretto addominale per escludere aneurismi dell’aorta e/o viscerali, gli arti inferiori, per escludere aneurismi poplitei ed il distretto intracranico, per escludere aneurismi cerebrali).
Aneurisma dell’arteria femorale comune trattato mediante messa a piatto e confezionamento di innesto in protesi Propaten 8 mm:

Messa a piatto di aneurisma dell’arteria femorale comune ed innesto in vena grande safena omolaterale invertita:

Talvolta ci si può trovare di fronte a PSEUDOANEURISMI (solitamente della femorale comune o superficiale), ovvero a dilatazioni “false” dell’asse arterioso, in cui la dilatazione non è rappresentata dal vaso arterioso con tutte e tre le sue tonache integre, bensì è determinato da uno stravaso ematico delimatato da un’importante reazione fibrosa circostante. Generalmente si tratta di patologie secondarie (solitamente dopo procedure di cateterismo arterioso a scopo diagnostico o interventivo) o in pazienti tossicodipendenti (dove spesso tali pseudoaneurismi risultano infetti).
Solitamente il trattamento di questa patologia si basa sulla chirurgia tradizionale (a volte con la semplice raffia della parete arteriosa, altre volte con l’interposizione di materiale autologo o protesico e la ricostruzione del tirpode femorale). Ad oggi esiste anche un’altra possibilità di trattamento per via eco-guidata con approcio percutaneo, che tuttavia viene riservata a casi selezionati.

Esempio di pseudoaneurisma infetto in paziente tossicodipendente con rottura della parete arteriosa e voluminoso ematoma peri-arterioso dato dallo stravaso ematico: